L'Arsenale Militare Marittimo di Venezia.
Si ha notizia di questo Arsenale a partire dall'anno 1220, data in cui viene citato per la prima volta in un documento riportante la descrizione dei possedimenti del Vescovo di Castello. Tra le altre proprietà, viene identificato anche un "arsana Communis" che confina con il lago di San Daniele. Se ne presume pertanto l'esistenza da questo momento.
Il dubbio sulla nascita era sorto perché si era a conoscenza che, già nel 1104, il doge Ordelaf Falier aveva inviato la flotta veneziana a sostegno dei Crociati. Si è certi che tale flotta proveniva dall'Arsenale, ma sembra che si trattasse di quello di Terranova (nei pressi di San Marco) e non dell'Arsenale Vecchio (la parte più antica di quello attuale). Altro fatto che portò dei dubbi in proposito fu che, nel 1094, il doge di Venezia venne nominato Duca di Dalmazia e Croazia, paesi impossibili da sottomettere in mancanza di una potente flotta navale.
Ad ulteriore conferma invece ci sarebbe un documento del 1265, che accenna ad un deposito di legname per la costruzione e l'allestimento di galee, e successivamente, nel 1278, si parla addirittura di un deposito di armi e di una squadra navale permanente.
E' grazie all'espansione della marineria musulmana in Mediterraneo, avvenuta già prima del X secolo, che si ebbero le costruzioni di numerosi cantieri navali lungo le coste di Europa, Asia ed Africa. Il termine arabo che indicava tali strutture era "dar as-sinaa".
Le varie regioni modificarono tale nome coniando così i termini: Tarsanà (in Sicilia); Ataracana o Drassanas (in Spagna); Darsanalis o Darsina (in Liguria); Tersanaia o Tersana (in Toscana); Arsenae o Arsanal (a Venezia).
La pirateria, da sempre presente, e l'aumento dei commerci verso l'Oriente costrinse anche Venezia a munirsi di nuove navi. Vennero così creati i cantieri navali di pubblica ragione, praticamente è come fossero stati più arsenali, incaricati di costruire, armare e curare la manutenzione delle galee statali. Dopo la caduta di Costantinopoli (maggio 1453) però l'Arsenale, che si trovava tra le chiese di San Martino e San Pietro di Castello, da fabbrica statale di galee fu trasformato in fabbrica di galee militari e di grande industria bellica.
Protetto da alte mura, l'Arsenale era costituito da scali coperti (per la costruzione e conservazione delle galere), officine, fonderie, corderie, magazzini ed immensi depositi di legname. Con gli anni si è progressivamente ingrandito ed era famoso per l'utilizzo al suo interno di tecnologie navali molto avanzate. In un documento venne definito "una ataracana la mejor que ay en el mundo".
A causa della sua importanza, e soprattutto dell'alta specializzazione di tale Arsenale, ci fu quindi la necessità di mantenere la massima segretezza. Di conseguenza, alle abitazioni confinanti, venne addirittura vietato di avere una altezza superiore a quella delle mura del cantiere. Agli stessi arsenalotti (i suoi tecnici) venne impedito di emigrare ed ai suoi dirigenti vennero riservati alloggi demaniali nei pressi delle mura.
Era molto ben organizzato, disciplinato con leggi e regolamenti ed era controllato dai Patroni (i nobili appositamente nominati).
Come ha scritto Dante Alighieri nel Canto XXI dell'Inferno, vv. 7-18 della Divina Commedia, riferito nello specifico all'Arsenale di Venezia:
"Quale nell'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno - in quella vece
chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa
le coste a quel che più viaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa;
tal, non per foco ma per divin'arte,
bollia là giuso una pegola spessa,
che 'nviscava la ripa d'ogne parte"
le statue e la cancellata
la scuola navale Francesco Morosini
il ponte Paradiso e
il Rio dell'Arsenale
visti dal ponte interno all'Arsenale
all'interno dell'Arsenale
le torri d'entrata dell'antico
Arsenale
Militare Marittimo di Venezia
A fianco della iniziale costruzione delle galee utilizzate per la sicurezza dello stato e dei traffici marittimi, ci si occupava anche della fabbricazione delle galee necessarie all'importazione di prodotti orientali per la successiva esportazione verso i mercati dell'Europa del Nord.
Erano quindi previsti sia gli squeri per la costruzione delle galee, sia le officine di costruzione dei remi, degli alberi, delle ancore. Furono anche costruiti dei magazzini per la loro conservazione e distribuzione. Naturalmente esistevano anche le corderie (già dal primo decennio del 1300), furono create la fonderia, la veleria ed i laboratori per il salnitro e le armi da fuoco. All'esterno della cinta muraria si trovavano due fornaci per mattoni ad uso esclusivo dell'Arsenale.
Da un documento si apprende che, verso il 1566, nel complesso l'Arsenale era composto da ben 67 squeri coperti con una capacità di rimessaggio di 134 galee. Qualche anno dopo si citano anche cinque squeri acquatici.
L'Arsenale era organizzato in modo tale che le galee venivano rimorchiate a dei punti di carico prestabiliti. Qui ricevevano tutti i materiali nautici, bellici e logistici necessari alla loro partenza. Dalle torri della porta d'acqua venivano imbarcati alberi e cannoni, lungo il rio ricevevano i remi e, alla fine del percorso, nei pressi della chiesa di San Biagio (vicino al canale navigabile che vedi nella foto, il rio dell'Arsenale), venivano caricati i viveri, come farina e gallette salate.
La magistratura responsabile delle costruzioni navali pubbliche era costituita da tre Patroni e da un Ammiraglio, questi costituivano il Collegio dell'Arsenale.
Successivamente all'ingrandimento dell'Arsenale vennero approvati anche nuovi provvedimenti di carattere amministrativo e normativo. Al Collegio dell'Arsenale furono affiancati cinque Savi. Il loro compito era di controllare mensilmente l'andamento dei lavori di allestimento delle galee e provvedere poi all'armamento di quelle utilizzate per il commercio.
il canale navigabile
d'ingresso
il Rio dell'Arsenale
all'interno dell'Arsenale
Annualmente venivano noleggiate ai privati, con un'asta pubblica, da dieci a quindici "galee da mercato", costruite naturalmente in Arsenale. L'utilizzo doveva essere quello del trasporto di spezie e di merci dall'Oriente a Venezia. A questo seguivano la vendita di prodotti artigianali veneziani e di prodotti di agricoltura mediterranea ai mercati del Nord Europa.
Le "flotte" così formate venivano chiamate "mude".
Le mude più importanti erano quelle del Levante (verso Siria ed Egitto), di Romania (toccando Grecia, Costantinopoli e Mar Nero), di Fiandra (giungeva in Inghilterra e Belgio passando da Spagna e Portogallo).
L'organizzazione interna di questi cantieri navali prevedeva un esperto e collaudato "marangone dell'Arsenale", praticamente un maestro d'ascia chiamato anche "capo d'opera" o "Proto". A questi veniva assegnato uno squero nel quale costruire una galea. La sua squadra di operai specializzati era composta dai marangoni e dai calafati, a cui si univano diversi operai comuni (lavoranti, garzoni e bastasi). L'Ammiraglio, assieme ai Patroni e ai Savi, forniva le materie prime come: legname, vele, cordami e ferramenta. Lo stesso controllava anche il regolare avanzamento dei lavori.
Avvenivano poi il varo e il successivo collaudo. La nave era così pronta per unirsi alla flotta per il controllo delle rotte principali, o per essere affittata per le mude, o per far parte delle galee della "scorta intangibile". Quest'ultima era formata da quaranta galee, sistemate su uno scalo dell'Arsenale, pronte per essere utilizzate a scopo bellico.
L'impegno degli arsenalotti però non era limitato al solo cantiere navale. Si occupavano anche di lavori di interesse pubblico.
Ad esempio: erano occupati nel settore della protezione civile, con lo spegnimento degli incendi; di ordine pubblico, facendo la guardia armata a Palazzo Ducale e Zecca; in interventi straordinari come la riparazioni di ponti di legno, la costruzione di fari e segnalamenti necessari alla navigazione nella laguna.
Nel settembre del 1569 ci fu una esplosione nei depositi della polvere da sparo e degli esplosivi e tutto andò distrutto. Venne allora costruita un'altra darsena a nord del lago del legname e furono fabbricati sei squeri coperti. Quest'ultimi furono subito destinati alla costruzione di galee più grosse di quelle finora costruite e venivano utilizzate solo per il combattimento. Venivano anche chiamate galeazze, in tono dispregiativo, a causa del loro aspetto pesante e della loro lentezza. Furono usate la prima volta nel 1571 a Lepanto, nella battaglia della Sacra Lega contro i Turchi.
Un nuovo adattamento all'Arsenale venne fatto nella seconda metà del XVII secolo. Nelle flotte navali delle altre potenze europee erano apparsi sulla scena i vascelli. Si era così presentata la necessità, anche per i veneziani, di restare al passo, uniformandosi ed utilizzando la forza eolica. Alcuni squeri coperti furono allora rialzati per permettere la realizzazione di questo nuovo tipo di nave. Venne inoltre demolita e ricostruita la torre di Levante, e venne allargato e reso più profondo il rio dell'Arsenale, il tutto per consentire anche il passaggio dei vascelli dalla porta d'acqua d'accesso più a Est.
Nel 1774 fu ristrutturato uno squero per poter disporre di un locale dove potersi dedicare allo studio e alla progettazione di tali nuove navi. Nel 1777 venne inaugurato, nella "sala per modellar", il primo corso quinquennale di "Studi fisico-matematici relativi alla Naval Architettura", diretto, nonché ideato, dall'abate Gianmaria Maffioletti.
alcune costruzioni all'interno
utilizzate ora dalla Guardia Costiera
tettoie acquatiche
il ponte Paradiso
nei pressi dell'entrata dell'Arsenale
la grande gru
Armstrong Mitchell & C.
entrata all'Arsenale
in lontananza la Torre di Porta Nuova
il sommergibile Dandolo
-
Classe Toti -
in mostra all'interno dell'Arsenale
l'incrociatore Amerigo Vespucci
- il primo Vespucci -
L'Arsenale era fornito sia di cantieri terrestri, sia di cantieri acquatici ed erano presenti anche le tettoie acquatiche.
All'inizio del 1800 l'Imperial Regia Marina austriaca si stabilizzò a Venezia, succedendo all'occupazione francese che le lasciò però una triste eredità, infatti si trovò davanti un Arsenale praticamente distrutto.
Non c'era alcun macchinario funzionante, gli scali erano ingombri di rottami ed i magazzini erano vuoti.
Riuscì però a riportare l'Arsenale ad un discreto livello produttivo, nonostante l'Austria fosse una potenza di terraferma e non avesse molta cultura marittima ed esperienza in campo navale. Ciò favorì nel 1806 il progetto di Napoleone che lo trasformò in un moderno Arsenale.
Napoleone decise infatti di costruire a Venezia i vascelli con ben 80 cannoni, più lunghi e con maggior pescaggio di quelli veneziani. Obbligò così i tecnici navali a fabbricare "all'uso francese" (cioè all'aperto), e vennero di conseguenza demoliti dodici squeri coperti.
Fu rivisto il progetto del canale navigabile, al fine di consentire il transito in laguna, e fu aperta una nuova porta d'acqua.
Venne inoltre costruita la grande Torre di Porta Nuova (vedi la foto) che serviva per alberare i vascelli da ottanta cannoni.
Con il ritorno dell'Austria a Venezia, tra le altre cose, l'ingegner Casoni, che era il Direttore delle Fabbriche Marittime dell'Arsenale, decise di raccogliere in un unico edificio le antiche vestigia del passato. Così il 2 agosto 1825 venne inaugurata questa raccolta che può essere considerata la nascita del Museo Marittimo dell'Arsenale di Venezia.
Negli anni successivi ci furono molti ammodernamenti e lavori, tra cui: l'allargamento del rio dell'Arsenale; la sostituzione del vecchio ponte girevole con uno in ferro; il restauro e l'adattamento ad officine, laboratori e magazzini; la ricostruzione dell'officina dei fabbri; la creazione di due nuovi laboratori, uno destinato alla costruzione delle botti e l'altro al nuovo laboratorio dei remeri.
Tutto questo portò al varo del primo piroscafo a ruote, il Vulcano (1842), e l'anno successivo venne impostata una fregata da 48 cannoni.
Altre costruzioni successive furono il piroscafo Pio IX, la corvetta Veloce, i brigantini Delfino, Pilade e Camaleonte, la goletta Fenice, oltre a diverso naviglio minore utilizzato per la sorveglianza dei canali di Venezia.
Tra il 1849 e 1859 furono costruite una decina di navi. Tra cui la fregata Schwarzenberg da 60 cannoni, le pirocorvette Arciduca Federico e Dandolo da 18 cannoni, i piroscafi Tausus, Curtatone ed Eugenio da 6 cannoni, la goletta Saida da 6 cannoni, le cannoniere Hentzi e Alnoch, e la batteria galleggiante Feuerspeur da 22 cannoni.
Nell'ottobre 1866 il Veneto fu annesso al Regno d'Italia.
Venezia divenne così la sede del III Dipartimento Marittimo della Regia Marina. Il progetto di ampliamento e ammodernamento dell'Arsenale venne affidato al colonnello Domenico Chiodo.
Le strutture infatti ormai erano superate, le navi moderne erano di ferro con propulsione a vapore e con nuove artiglierie.
I lavori iniziarono nel 1872 con imponenti opere di trasformazione, sacrificando parte degli antichi cantieri. L'Arsenale di tipo medievale divenne così uno dei più moderni e più funzionali del Mediterraneo.
Furono infatti installati diversi macchinari moderni, sia per le lavorazioni, sia per lo spostamento dei carichi pesanti; vennero usati macchinari a vapore; a questo proposito è da segnalare la grande gru idraulica da 160 tonnellate, prodotta dalla ditta inglese Armstrong Mitchell & C., installata nel 1883 (vedi la foto).
L'attività riprese molto bene, tanto che le maestranze aumentarono da poche centinaia nel 1866 a quasi quattromila alla fine del secolo.
Le costruzioni navali realizzate tra il 1880 e 1899 furono varie e di vario genere:
torpediniere, rimorchiatori, cisterne, tre corazzate, tre incrociatori ed altre otto grosse navi.
Non posso fare a meno di ricordarti che qui è stato varato il primo Amerigo Vespucci. Si trattava di un incrociatore a motore ed a vela. Fu impostato il 9 dicembre 1879 e venne varato il 31 luglio 1882.
All'inizio del 1900 l'Arsenale fu incaricato di costruire i primi battelli subacquei della Regia Marina. Tra il 1905 e il 1909 vennero così realizzati cinque sommergibili, a cui ne seguirono altri due nel 1913.
Nel 1902 venne realizzata la prima "stazione di forza e luce" per la produzione e la distribuzione dell'energia elettrica, che sostituì l'illuminazione a gas.
Nel 1912 - 1913 venne creato un reparto speciale destinato alla progettazione, alla costruzione ed al collaudo dei primi idrovolanti usati dalla Regia Marina. Venne anche istituita la prima scuola piloti.
Nel periodo della Grande Guerra, dall'Arsenale Militare Marittimo di Venezia partirono: i M.A.S. (motoscafi armati siluranti) che affondarono le corazzate Wien e Santo Stefano; le mignatte (siluri modificati per essere condotti da due sommozzatori) che affondarono la nave Viribus Unitis nel porto di Pola; i 4 motoscafi speciali tipo "Grillo" (dotati di cingoli a cremagliera, che permettevano il superamento di vari ostacoli posti nei pressi dei porti) utilizzati per il forzamento del porto di Pola.
Nel 1957 fu disposto il trasferimento ad Ancona del Dipartimento Militare Marittimo dell'Alto Adriatico. I bacini di carenaggio e molti degli edifici dell'Arsenale risultarono in esubero per il fabbisogno del naviglio militare veneziano. Fu così deciso di concedere in uso parte dell'Arsenale.
I Comandi ed Enti che la Marina Militare Italiana ha attualmente a Venezia sono l'Istituto di Studi Militari Marittimi, la Scuola Navale Militare Francesco Morosini e il Museo Storico Navale di cui fa parte anche l'Arsenale Militare Marittimo.
Un po' più nel dettaglio ...
entrando nell'Arsenale oggi.
La via d'accesso principale, che è sotto gli occhi di tutti, che puoi vedere anche nelle foto che ho fatto, è dalla Riva degli Schiavoni. In particolare fiancheggiando il canale navigabile, il Rio dell'Arsenale, si giunge fino al Ponte Paradiso. Ci si trova davanti la coppia di bellissime torri con la merlatura a coda di rondine, che consente l'accesso alle imbarcazioni militari.
L'ingresso a piedi invece si trova sulla sinistra ed è chiamato anche "porta dei leoni".
Facendo però un passo indietro, è importante fare una precisazione: lungo il canale navigabile, il rio dell'Arsenale, si trovano degli edifici storici.
Dove attualmente ha sede il Circolo Sottufficiali della Marina Militare si trovavano gli antichi forni, nei quali venivano preparate le gallette salate. Al momento della partenza infatti era previsto che le imbarcazioni facessero alcune soste lungo il percorso di uscita dall'Arsenale per consentire il carico delle ultime merci e dei generi alimentari necessari.
Una di queste costruzioni poste lungo il Rio dell'Arsenale era anche la sede dei Provveditori al Biscotto ed un'altra era il Corpo di Guardia Austriaco.
Sono presenti anche la chiesa di San Biagio, facente parte del Museo, e gli antichi granai di Castello, dove adesso ha sede il Museo Storico Navale (disposto su ben cinque piani).
Le due belle torri merlate poste all'ingresso furono ricostruite nel 1686. Venivano utilizzate come gru per posizionare alberi e pennoni sulle navi o per caricare e scaricare i cannoni.
La porta principale è invece del 1460. Nei pressi della cancellata si trovano quattro leoni di marmo, portati qui dalla Grecia alla fine del 1600. E' da questi che la stessa prende anche il nome di "porta dei leoni".
I due leoni più vicini all'entrata vennero posti per ringraziamento all'Arsenale, che fornì gli strumenti bellici e navali nella riconquista di Atene avvenuta nel 1687. La leonessa al centro è del VI secolo a. C. e venne invece posta a ricordo della riconquista di Corfù (1717).
In alto, sopra il portone, c'è la statua di Santa Giustina, posizionata dopo la vittoria della Battaglia di Lepanto (1571).
La cancellata è adornata con otto statue allegoriche; esse rappresentano: Abbondanza, Vigilanza, Dea Bellona, Nettuno, Marte e Giustizia, delle ultime due non si è stati in grado di decifrarne il significato.
la Biblioteca storica
- Piazzale Comando -
la porta dei leoni
-
ingresso a piedi -
vista dal periscopio
del sommergibile Dandolo
le due torri d'entrata
e il canale navigabile
Appena entrati ci si trova nel Piazzale Comando. Da qui si accede alla Biblioteca Storica e all'Istituto di Studi Militari Marittimi di Venezia.
Su uno dei fabbricati è visibile una targa dedicata all'ammiraglio Benedetto Brin che istituì l'Accademia Navale di Livorno, la Scuola Superiore Navale di Genova ed ideò il Silurificio di Venezia.
Passeggiando sempre nelle vicinanze dei vari laboratori si arriva al ponte girevole e poi alla Casa del Bucintoro. In questo squero, chiamato la Casa del Bucintoro, venne costruita, e veniva conservata, la nave di rappresentanza della Serenissima Repubblica di Venezia. Si trattava di una nave molto bella, anche se poco marinara; era abbellita con sculture e rivestita di oro zecchino. Il Bucintoro veniva utilizzato durante le feste acquatiche e trasportava il Doge, i principali magistrati cittadini ed i loro ospiti.
Su uno scalo in pietra d'Istria, lungo 117 metri, costruito nel 1873 e allungato nel 1886, nel 2002 è stato posizionato il sommergibile Enrico Dandolo, facente parte della Classe Toti (composta da quattro Unità: Bagnolini, Mocenigo, Toti e Dandolo).
Questo sommergibile, una volta in disarmo, è stato adattato e reso parzialmente visitabile ai civili. E' stato poi sistemato su questa particolare piattaforma dalla quale si ha una buona visione dell'Arsenale.
Il battello è lungo metri 46 e largo metri 4,75, ha un dislocamento di tonnellate 500 (circa), aveva due motori diesel da kw 700 ed era armato con 4 siluri filoguidati e con testa auto-cercante. L'equipaggio era composto da circa 25 - 30 uomini.
Visitandolo all'interno si può provare la sensazione unica di osservare il mondo esterno dal periscopio. Questo è stato posizionato in modo da avere uno dei campanili di Venezia "sotto tiro", cioè ben esattamente al centro del mirino.
In uno squero trova attualmente riparo la motozattera MZ 737 della Regia Marina Militare. Di questa nave da sbarco ne esistevano solo dieci esemplari, costruiti tra il 1942 e 1944. Questa è l'unica sopravvissuta ed è stata destinata come cimelio storico al Museo Storico Navale di Venezia. E' lunga metri 50, larga metri 6,5 ed ha un dislocamento di tonnellate 240.
E' ancora visibile l'edificio che venne prima adibito a "sala per tracciare" e "deposito modelli", negli anni dal 1772 al 1775 e, successivamente, nel 1777 fu la sede della scuola "Studi fisico-matematici relativi alla Naval Architettura". Quest'ultimo fu il primo corso per la formazione di architetti ed ingegneri navali in Italia.
Le fonderie dell'Arsenale, che furono ultimate nel 1544, sono sei e sono separate tra loro da intercapedini. Lo scopo era di impedire che, in caso di incendio, il fuoco si propagasse anche nelle vicinanze. Le lavorazioni erano diverse: c'era quella destinata alla fusione e tornitura dei cannoni; quella che fondeva gli oggetti di piccole dimensioni; una effettuava la depurazione dei metalli da fusione; l'altra si occupava del getto degli oggetti di grandi dimensioni; c'era quella che era fornita anche di trivelle per la foratura delle canne delle armi; l'ultima fondeva oggetti vari.
La grande gru, che hai visto anche nelle foto, aveva la portata di tonnellate 160. Fu costruita dalla ditta inglese Armstrong Mitchell & C. e fu installata tra il 1883 e 1885. Davanti alla gru c'è un grande serbatoio di ferro che veniva riempito d'acqua per assicurare il lavoro continuo alla caldaia e alla pompa, mossa da una motrice a vapore.
Uno dei cantieri, che nel 1800 fu adibito ad officina fabbri, venne restaurato e, dal 1980, ospita i "Padiglioni delle navi", una parte delle collezioni del Museo Storico Navale della Marina Militare. Ti consiglio di andare a vedere le gallerie delle foto che ho fatto.
l'Arsenale visto dall'interno - (foto: sito della Marina Militare)
Durante la gita che ho fatto all'Arsenale, e durante la partenza della mia ultima (in ordine di tempo) crociera, ho scattato diverse altre foto che puoi vedere nelle due gallerie:
1) all'interno dell'Arsenale Militare Marittimo di Venezia
2) all'interno e panorama (dalla nave) dell'Arsenale Militare Marittimo di Venezia