la battaglia di Capo Ortegal
HMS Implacable - Duguay Trouin
velieri in navigazione
La nave scuola Le Borda
velieri in navigazione
Anche le navi hanno un'anima.
Ho letto un articolo che racconta l'incredibile storia del vascello Duguay - Trouin. Sembra proprio, come ho sempre pensato, che anche le navi abbiano un'anima.
Il Duguay - Trouin era un veliero francese da 74 cannoni. Fu varato a Rochefort nel 1795 e fu una delle navi che parteciparono alla battaglia di Trafalgar il 21 ottobre 1805.
Riuscì a rientrare in porto dopo la battaglia, ma il 3 novembre, mentre navigava assieme ad altri tre vascelli (Formidable, Scipion e Mont - Blanc) venne catturato dagli Inglesi. Il suo capitano, Claude Touffet, fu ucciso sul cassero della sua nave mentre gli ufficiali e i marinai furono tutti feriti.
I vascelli francesi erano costruiti meglio delle navi inglesi, pertanto questi ultimi decisero di non distruggere il Duguay - Trouin, ma di ripararlo e di inserirlo nella loro flotta.
Così cambiò nome e navigò per anni come H.M.S. Implacabile.
Fu una nave scuola, poi una caserma, ed infine un deposito di carbone. Nel 1943 cambiò nuovamente nome e diventò Foudrayant.
La sua manutenzione era però troppo onerosa per la Royal Navy, pertanto nel secondo dopoguerra se ne decise l'abbandono.
La polena di prua ed il coronamento di poppa vennero smontati e sono attualmente conservati al Museo di Greenwich; lo scafo fu riempito di zavorra e di esplosivo, e venne trasportato al largo di Portsmouth facendo così il suo ultimo viaggio. Si voleva infatti che fosse affondato in mare aperto, alla maniera vichinga (ai re del mare doveva essere data sepoltura nelle profondità).
Qui successe un fatto curioso.
Il 2 dicembre 1949, venne quindi fatto esplodere a nove miglia a sud della nave faro Owers. Sul vascello sventolavano le bandiere della sua lunga "carriera", quella francese e quella inglese. L'Implacable si mantenne a galla per alcune ore prima di immergersi, "lento e maestoso, nei flutti turchini".
Tutto intorno c'erano le navi da guerra inglesi che rendevano gli onori militari "al vecchio combattente" di Trafalgar e di Capo Ortegal.
L'esplosione aprì le previste falle sul fondo, ma aveva anche scardinato dallo scafo il ponte della nave che, essendo di legno, nei giorni successivi riemerse dai fondali e vagò per la Manica trasportato dalle correnti.
Andò ad arenarsi proprio sulla costa francese, a Rochefort, a 4 chilometri di distanza dal cantiere dove era stato varato 154 anni prima. I testimoni oculari riferirono che sul cassero sventolavano ancora le bandiere inglese e francese.
Il vecchio Duguay - Trouin, dopo così tanti anni di onorata carriera e di lontananza, era riuscito a tornare a casa!
I velieri e l'esito delle battaglie.
I velieri sconfitti a seguito di una battaglia, in genere, avevano due possibilità di finire i loro "giorni":
1) il loro Comandante dava fuoco alla santabarbara, pur di non consegnare la nave ai nemici;
2) i vascelli che venivano catturati in combattimento, una volta riparati, riprendevano a navigare sotto la nuova bandiera.
La divisa del marinaio - alcune curiosità.
Il primo segno distintivo di un marinaio è IL SOLINO.
Il solino è una specie di fazzoletto che viene messo sulle spalle; a volte si tratta di un colletto staccabile.
La sua origine è nella marineria antica. Il marinaio aveva spesso i capelli lunghi, raccolti in un codino. Per evitare che queste lunghe chiome creassero problemi, venivano spalmate con la pece. Questo materiale però sporcava le casacche. Per eliminare questo inconveniente i marinai iniziarono ad indossare un pezzo di stoffa o un fazzoletto.
E' nato così l'uso del solino. Con il tempo i solini sono stati modificati e migliorati, aggiungendo colori e rifiniture diverse.
I marinai usano IL CAMISACCIO. E' una casacca, senza né bottoni, né lacci da sciogliere. Molto comoda in quanto in caso di necessità viene sfilata velocemente.
Anche l'uso del CORDONE deriva dalla marineria antica. Veniva utilizzato per agganciarvi il coltello a serramanico in modo che fosse sempre pronto all'uso, sia in caso di difesa personale, sia per tagliare una cima in caso di bisogno. Il cordone inoltre poteva essere utilizzato per le legature di emergenza.
La divisa degli ufficiali ha i BOTTONI SUI POLSINI.
Si dice che anche tale usanza derivi dalla marineria di un tempo, già allora una o più file di bottoni erano poste ai polsi delle divise degli ufficiali. I graduati infatti erano scelti tra i nobili, che erano i pochi uomini che non si pulivano il naso con il polsino della giacca. Avendo i bottoni erano comunque impossibilitati a farlo ed erano costretti ad usare il fazzoletto.
Babordo e tribordo - Sinistra e dritta.
Babordo e tribordo venivano usati nella Marina francese e in quella olandese. Nella Marina italiana il lato sinistro e il lato destro sono sempre stati chiamati sinistra e dritta.
Le parole babordo e tribordo derivano dal francese babord e tribord, e da quelle olandesi bakboord e stierboord, che erano il lato interno (sinistro) ed esterno (destro) della pala del timone.
Dato che le parole usate da noi a terra, per identificare le cose, quasi sempre cambiano una volta che si è imbarcati, mi incuriosiva capire perché, mentre il lato destro diventa "a dritta", quello sinistro al contrario rimane "a sinistra".
Il motivo è semplice: non si vuole confonderlo con il vocabolo mancina, che esiste già e definisce una gru usata in banchina.
Il Jack - nave scuola Amerigo Vespucci
la fiamma
della nave scuola Amerigo Vespucci
la bandiera della Marina Militare Italiana
nave Amerigo Vespucci
l'ammaina bandiera
sulla nave scuola Amerigo Vespucci
(foto dal sito web della Marina Militare)
La fiamma e il Jack (di una nave).
La FIAMMA e il JACK sono due bandiere particolari poste sulle navi.
Facendo un passo indietro, la definizione di bandiera è: un drappo di stoffa, o di altro materiale adatto, usato per identificazione o per segnalazioni. La parola deriva da banda che è una striscia dipinta.
Le bandiere sono nate molti anni fa, già ai tempi delle crociate si sono viste le bandiere simile alle attuali. I crociati infatti dipingevano sui drappi di stoffa le croci di diverso colore per segnalare, e distinguere, la loro provenienza.
La bandiera, in genere, costituiva lo stemma (le armi) del casato che regnava. I disegni erano molto particolari, erano ricercati e complessi.
Con la rivoluzione francese nasce il primo tricolore.
Le bandiere nazionali si distinguono in: civili, di guerra, di stato. Le bandiere sono disposte in orizzontale e, a volte, in verticale. Un esempio di bandiera verticale è il gonfalone che viene trasportato durante le manifestazioni o le parate.
Il JACK è un caratteristico tipo di bandiera che viene usato dalla Marina. E' chiamata anche bandiera di bompresso, proprio perché era (ed è) posizionata sul bompresso dei velieri. Viene issata quando la nave è ormeggiata e quindi solo quando è ferma in porto.
In ambito navale ci sono poi anche diverse bandiere speciali che servono per effettuare le segnalazioni con il codice internazionale nautico.
La FIAMMA è una speciale bandiera navale. E' triangolare, ha i colori della nazione proprietaria della nave, e la sua forma è allungata. E' posizionata in cima all'albero maestro.
E' mostrata da ogni una unità della Marina Militare Italiana, comandata da ufficiali. Ne possiedono una anche i sommergibili e i sottomarini.
La lunghezza della fiamma è una caratteristica unica.
E' proporzionata sia alla grandezza della nave, sia soprattutto alle miglia percorse dalla nave con l'ufficiale che ne ha il comando in quel periodo. Quando l'incarico terminerà, e il comandante dovrà sbarcare definitivamente, gli verrà donata.
La bandiera di combattimento.
La bandiera di guerra, o di combattimento, è una bandiera di tipo militare. Venne istituita il 7 ottobre 1904 con decreto di sua maestà il Re.
Di solito è di seta, o di altro materiale pregiato, ed è particolarmente curata. Viene custodita con molto riguardo in un cofano, o in una teca vetrata, dal comandante della nave (o dal comandante del reparto militare).
Viene donata alla nave da parte di Enti, o Associazioni d'arma, o Istituzioni, durante una specifica cerimonia.
Ha un valore e un significato unici, perché accompagna la nave (o il reparto) dalla nascita e per tutta la sua vita. Va inoltre difesa con qualsiasi sacrificio.
Prendere in consegna la bandiera di combattimento costituisce pertanto, per il comandante e per tutto l'equipaggio, un impegno a difenderla e ad adempiere a tutti i compiti che saranno assegnati.
Va alzata durante il combattimento.
Può essere alzata durante la cerimonia di consegna della Bandiera di Combattimento ad altre unità navali se è presente a bordo il Presidente della Repubblica.
In genere ha la scritta "bandiera di combattimento" nella striscia verde vicino all'asta.
Quando la nave viene posta in disarmo, e perciò cessa la sua attività, la bandiera trova riposo, e viene custodita, al Museo storico delle bandiere militari: il Sacrario delle bandiere presso il Vittoriano a Roma.
La bandiera a bordo.
Chi è imbarcato assiste quotidianamente alla cerimonia dell'ammaina bandiera e dell'alza bandiera.
L'alza bandiera avviene al mattino e viene eseguito rapidamente; l'ammaina bandiera invece si effettua lentamente ed al tramonto.
Durante questo rito si rendono sempre gli onori con il fischio.
Il personale che si trova in coperta, e anche quello in prossimità della nave,
durante questo momento interrompe ogni attività e si volge verso la bandiera salutando sull'attenti. Durante la notte la bandiera viene custodita, ripiegata, dalla Guardia di Coperta.
Chi sale a bordo di una nave (oppure scende) che ha la bandiera alzata le rende onore prima di imbarcarsi (o di uscire).
La polena.
Sulla prora della nave è posta una statua di legno, una scultura a volte dorata, e il suo nome è polena.
Il nome deriva dal francese “chaussures poulaine” che identifica un particolare tipo di scarpe polacche. Queste sono molto allungate ed hanno le punte all’insù. Le statue poste sulle navi si trovano in alto, e all’esterno dello scafo, e sono quindi come dei rostri; per questo vengono chiamate polene.
La nave veniva spesso dedicata ad una divinità, di cui a volte portava il nome e che, secondo la superstizione innata dei marinai, conseguentemente era presente a bordo per proteggere l’equipaggio.
Nel tempo la “presenza” di tale divinità viene sostituita dalla polena a cui erano attribuiti poteri soprannaturali. La polena sfidava le onde ed era l’anima della nave.
Le figure rappresentate erano spesso spaventosi mostri marini, draghi, leoni, ma anche aquile, cavalli alati, figure mitologiche, guerrieri, che acquisivano il favore della divinità perché la domavano, incutevano terrore e quindi la scacciavano. A queste sculture poco gradevoli si aggiunsero le figure femminili, sirene e donne seminude con i capelli al vento.
I marinai erano convinti che la polena, posta sulla prora e ben visibile per prima mano a mano che la nave avanzava, li avrebbe difesi da sciagure naturali, dal maltempo, dalla correnti marine, e da ignote forze soprannaturali delle quali avevano paura.
Alla fine del 1500 si diffuse in tutto l’Occidente l’arte di creare le polene, che durò fino al 1800, quando subentrò il metallo e quindi diminuì sempre di più l'uso del legno. In questo periodo, nei maggiori porti d’Europa, ma in particolare a Genova, Venezia, Londra e Siviglia, si trovavano molti artisti specializzati nella decorazione delle figure di prua: donne, santi, cavalli marini, grifoni, unicorni, leoni, divinità pagane dei mari, sirene, satiri, eroi, santi e paladini.
la polena della nave scuola Amerigo Vespucci:
il navigatore Amerigo Vespucci
la polena della nave scuola Amerigo Vespucci:
il navigatore Amerigo Vespucci