Cenni sulle vele.
VELA = ampio pezzo di tela unita, o composto di più strisce, che accoglie la spinta del vento ed essendo fissato all'albero trasmette l'impulso alla nave.
Tipi di vela.
1. vela quadra
2. vela latina
3. vela al terzo
4. vela aurica
5. vela Marconi o bermudiana
La vela quadra nel dettaglio.
1. ferzi
3. lato di inferitura
7. terzaroli
8. matafioni dei terzaroli
I velieri: i nomi delle loro vele.
Per indicare nel dettaglio i nomi delle vele di un veliero, per comodità,
prendo come esempio
uno di quelli ancora in attività: la nave scuola Amerigo Vespucci della Marina Militare Italiana.
1) augelletto o uccellina - mq 99
3) fiocco - mq 99
5) trinchettina - mq 66
7) parrocchetto fisso - mq 166
9) velaccino - mq 93
11) vela di strallo di gabbia - mq 102
13) trevo di maestra - mq 345
15) gabbia volante - mq 139
17) contro velaccio - mq 49
19) vela di strallo di belvedere - mq 45
21) contro mezzana volante - mq 58
23) contro belvedere - mq 32
2) contro fiocco - mq 105
4) gran fiocco - mq 108
6) trevo di trinchetto - mq 230
8) parrocchetto volante - mq 110
10) contro velaccino - mq 49
12) vela di strallo di velaccio - mq 104
14) gabbia fissa - mq 187
16) velaccio - mq 115
18) vela di strallo di mezzana - mq 47
20) contro mezzana fissa - mq 81
22) belvedere - mq 58
24) randa - mq 145
- sull'albero di trinchetto (vele quadre)
trinchetta, parrocchetto, parrocchetto volante, velaccino, velaccino volante, controvelaccino, contra di controvelaccino;
- sull'albero di maestra (vele quadre)
trevo di maestra (o maestra), gabbia, gabbia volante, velaccio, velaccio volante, controvelaccio, contra di controvelaccio, contra di maestra;
- sull'albero di mezzana (vele quadre)
mezzana, contromezzana, contromezzana volante, belvedere, belvedere volante, controbelvedere, contra di controbelvedere;
- sul bompresso (vele latine o di taglio)
fiocco di trinchetto, fiocco, controfiocco, contra di controfiocco.
Questa ultima classificazione però non è fissa. Alcuni chiamano fiocco volante il controfiocco, e il fiocco, fiocco di dentro o primo fiocco.
Sono presenti anche altre vele di taglio, oltre ai fiocchi che ci sono sul bompresso. Queste sono costituite dalla randa e dalle vele di strallo (o di straglio).
La randa è la vela di taglio più importante. E' inferita tra l'albero e il boma se è triangolare, mentre se è trapezoidale la nave avrà un pennone in più, il picco, per sostenerla e la randa si chiama randa aurica.
A volte sugli antichi velieri venivano usate ulteriori vele, issate su aste provvisorie applicate ad alberi e pennoni. Tali vele avevano nomi un po' strani, fantasiosi, come: coltelli, coltellacci, scopa a mare (o scopamare), ecc.
Durante la Campagna Addestrativa 2008 della nave scuola Amerigo Vespucci, appena conclusasi, sono state issate anche parte di queste vele "ausiliarie": scopa a mare, mutande di suora e cappello di Dio.
nave scuola Amerigo Vespucci a vele spiegate
Campagna Addestrativa 2008
(foto: dal sito web della Marina Militare Italiana)
nave scuola Amerigo Vespucci
(foto: dal sito web della Marina Militare Italiana)
nave scuola Palinuro
(foto: dal sito web della Marina Militare Italiana)
nave scuola Ebe
(foto: fornita da Emanuele)
Il Vespucci che è una nave armata a nave, ha tre alberi più bompresso, vele quadre e vele latine, e una sola randa.
Il Palinuro è una nave goletta con tre alberi più bompresso, ha vele quadre sull'albero di trinchetto, vele trapezoidali su quelli di maestra e mezzana; le due vele trapezoidali (sempre dal basso verso l'alto) si chiamano rispettivamente randa e controranda.
La nave scuola Ebe era un brigantino goletta, aveva due alberi, quello a prora con vele quadre e quello a poppa con una sola vela, la randa aurica.
Altre notizie e dettagli sulle vele.
La vela può essere di tessuto di cotone, di nylon, di canapa, o altro materiale. Fin dall'antichità viene usata come mezzo di propulsione per le imbarcazioni ed alcune navi, quelle appunto a vela.
E' fissata ad un albero grazie alle cime, dette stralli o stragli; viene issata utilizzando le cime chiamate drizze; è governata con le cime chiamate scotte.
Le vele quadre sono di forma rettangolare e sono fissate ai pennoni che sono montati sull'albero. Sono posizionate a varie altezze, ma sempre in direzione perpendicolare rispetto allo scafo.
Le vele di taglio generalmente sono parallele rispetto allo scafo e possono essere triangolari e trapezoidali (o auriche). Le prime sono trattenute su due bordi, quelli verticali, mentre il terzo è libero. Questi due bordi sono fissati all'albero o ad uno strallo. Le vele trapezoidali hanno il bordo superiore che viene fissato al picco (un'asta obliqua e mobile).
uomini a riva sul Vespucci
(foto: dal sito web Marina Militare Italiana)
Il lato superiore e quello inferiore di tutte le vele quadrangolari sono chiamati lato di inferitura (quello superiore) e bordame o linea di scotta (quello inferiore). I lati verticali sono chiamati cadute.
Gli angoli inferiori sui quali si fissano le scotte sono detti
bugne.
Per quanto riguarda le vele auriche, il lato di inferitura (quello superiore) della vela è fissato al picco; l'angolo superiore del lato di inferitura si chiama penna, mentre l'angolo inferiore vicino all'albero, quello a pruavia, viene detto mura; l'angolo della vela all'altro lato del bordame, a poppavia, si chiama bugna. Il lato della vela fissato all'albero è detto caduta verticale. Il bordo esterno, quello libero, è chiamato caduta poppiera o balumina.
I lati delle vele da taglio triangolari sono detti caduta verticale o inferitura, bordame e balumina. Gli angoli sono chiamati penna, mura e bugna.
I terzaroli permettono di ridurre l'area della vela esposta al vento, soprattutto in caso di tempesta. Molte vele sono dotate di terzaroli, ad esempio quelle presenti sulla nave scuola Amerigo Vespucci.
Grazie ad una serie di cimette o di piccoli cavi, detti matafioni dei terzaroli, si può effettuare questa manovra di riduzione dell'area della vela esposta al vento. Questi matafioni dei terzaroli sono disposti su ciascuno dei lati della vela e in doppia fila. Quando una vela viene terzarolata, significa che viene allentata e una parte viene serrata lungo il pennone o il boma. La vela viene assicurata legando i matafioni attorno alla parte di vela raccolta e all'alberatura.
vele e uomini a riva - le manovre
(foto: dal sito web Marina Militare Italiana)
Le vele di grandi dimensioni sono divise in ferzi. Questo dà una maggiore robustezza della vela e diminuisce le tensioni. Le vele vengono anche rinforzate da corde, dette ralinghe o gratili, che sono cucite sui lati di inferitura. A volte vengono aggiunti ulteriori strati di tessuto sugli angoli che sono sottoposti ad uno sforzo maggiore. Per rinforzare il lato di balumina vengono invece inserite trasversalmente alcune stecche elastiche. Per fissare le scotte e le drizze vengono sistemati, lungo il bordo delle ralinghe, alcuni occhielli o bose.
Le vele vengono issate e regolate attraverso le manovre mobili.
La drizza serve per issare la vela dell'albero; la scotta serve per regolare la vela. A tutto questo vanno aggiunti l'utilizzo di bozzelli, stopper, strozzascotte, maniglie, ecc.
Una piccola parentesi sugli alberi.
Gli alberi che hanno un nome sono tre, trinchetto, maestra e mezzana. Quelli, eventuali, in più sono chiamati genericamente "palo". Se ad esempio il Vespucci avesse un quarto albero non sarebbe più una semplice "nave armata a nave", ma una "nave a palo".
L'albero di maestra è sempre il più alto.
Se l'imbarcazione ha due alberi uguali, come nel caso di golette, quello di maestra è sempre quello di poppa.
L'albero di mezzana è sempre posto a poppavia dell'albero di maestra.
L'albero di trinchetto è sempre situato a pruavia dell'albero di maestra.
L'albero di trinchetto su un veliero a due alberi a volte, ma eccezionalmente, può essere chiamato di maestra se è posizionato quasi al centro della nave.
Ogni albero è tenuto in posizione dalle manovre dormienti che sono chiamate: quelle laterali, sartie; quelle prodiere, strallo; quelle poppiere, paterazzo.
La formaggetta è la parte superiore dell'albero. Su di essa possono essere situate la luce di fonda, le eventuali antenne per VHF, GPS, ecc. e la stazione del vento.
Sui vecchi velieri, la parte superiore dell'albero era chiamata colombiere, l'estremità inferiore maschio o miccia e, la piattaforma collocata in cima all'albero era la coffa. Quest'ultima aveva un'apertura, chiamata buco del gatto, che consentiva il passaggio dei marinai.
nave scuola Amerigo Vespucci
in navigazione
(foto: dal sito web della Marina Militare Italiana)
Ogni vela come hai visto ha uno specifico nome. Le viene dato secondo uno schema ben preciso che cercherò, qui adesso, di spiegarti.
Considera una nave armata a vela a tre alberi (trinchetto, maestra e mezzana, più bompresso). L'albero di trinchetto è quello a prora, quello di maestra è quello centrale ed è anche il più alto, e l'albero di mezzana è quello a poppa. Le vele sugli alberi sono quadre, mentre quelle sul bompresso e tra gli alberi (nel senso longitudinale della nave) sono latine (praticamente prendi come esempio, ma solo come base, la foto delle vele del Vespucci che ti ho appena dettagliato).
Partendo dal basso verso l'alto degli alberi, o verso l' "esterno nave" per il bompresso, le vele si chiamano così:
vele del Vespucci
(foto: dal sito web della Marina Militare Italiana)
vele e uomini al lavoro, a riva
(foto: dal sito web della Marina Militare Italiana)
a bordo - la cucitura delle vele
(foto: dal sito web della Marina Militare Italiana)