Quando la nave da crociera è nei pressi di un porto, o quando salpa, una moltitudine di gabbiani ci rincorre sempre. Segue la nostra scia ed è tutto un saluto, un verso che sembra dire: “ciao – ciao – ciao”, volando allegramente proprio sopra le onde prodotte dalle grandi eliche della nave.
Chissà che sconvolgimento si sta generando sotto acqua, chissà quanti pesci frastornati, impauriti, disorientati, raggiungeranno inermi la superficie e … che giornata di gala per i gabbiani!
Ciao – ciao – ciao, così ci salutano (e ringraziano per l’agevole pasto) i gabbiani.
E’ sempre una grande festa, una danza allegra poco sopra quella schiuma bianca. E’ un tuffarsi tra un volteggio e l’altro.
Questa mattina ne ho visto uno stranamente pigro. Si era adagiato sull’acqua, lì vicino a noi, e si faceva trasportare e cullare dalle onde generate dal nostro passaggio. Guardava in alto, proprio verso di me e l’undicesimo ponte della nave.
Era lì rilassato, imperturbato, che si limitava a zampettare ogni tanto nel mare blu. Sembrava ci scrutasse … forse attendeva un menù diverso, gettato da un oblò o da uno dei ponti esterni, in cambio di un piccolo saluto; forse nella sua indole pigra sperava in un passaggio a bordo; chissà, forse contemplava unicamente quello strano gigante del mare e si stava semplicemente chiedendo dove eravamo diretti.
Arrivederci simpatici gabbiani: “ciao – ciao – ciao”.
Bordo (Costa Serena) - settembre 2011.