IL TRANSAEREO DELL’ING. GIANNI CAPRONI

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Questo testo l'ho scritto principalmente per la pubblicazione nel sito di Ezio, pertanto troverai vari riferimenti specifici per www.lavocedelmarinaio.com

Nelle scorse settimane sono stata al museo dell’aeronautica Gianni Caproni. Lo so che a voi interessa di più il mondo navale, anche a me, sia chiaro! , però lasciate che vi mostri cosa ho scoperto; è una cosa molto curiosa e spettacolare!

In mezzo ai numerosi aerei storici mi sono apparsi, a sorpresa, alcuni “resti” che mi ricordavano, e sembravano, navi. Si tratta di alcuni pezzi di un’opera immensa: il Transaereo.
Incuriosita da quello spettacolo, anche perché, vedendo la grande riproduzione di una foto appesa alla parete, mi è sembrata una nave con le ali, dovevo saperne di più. Ho recuperato anche alcune notizie dal web (da Wikipedia). Ve le propongo.

 

Il Caproni Ca.60 Transaereo (noto anche come Noviplano Transaereo o Capronissimo) era un grande idrovolante da trasporto passeggeri, costruito in un unico prototipo nel 1921. Spinto da otto motori e caratterizzato da tre cellule triplane per un totale di nove ali, era progettato per poter trasportare su distanze transatlantiche 100 passeggeri alla volta. Volò due volte, il 12 febbraio e il 4 marzo del 1921, decollando dal lago Maggiore.

Il Caproni Ca.60 Transaereo era un grande idrovolante a scafo, la cui cabina (che costituiva essa stessa il galleggiante principale) era appesa sotto tre cellule alari, ciascuna formata da tre ali sovrapposte, collocate una in testa all’aereo, una a metà della sua lunghezza e un’altra in coda. L’apertura alare di ciascuna delle nove ali era di 30,00 metri, per una superficie alare totale di 750,00 metri quadrati; la fusoliera era lunga 23,45 metri e la struttura nel suo complesso era alta 9,15 metri. All’interno della gondola anteriore e di quella posteriore sedevano due motoristi, i quali azionavano i controlli della potenza erogata dai propulsori in risposta agli ordini ricevuti dai piloti per mezzo di un articolato sistema di luci e indicatori su un pannello di comunicazione e comando.
Durante il secondo volo Semprini accelerò l’aereo fino a 100 o 110 chilometri orari; improvvisamente l’aereo si staccò dall’acqua e iniziò a salire in assetto fortemente cabrato. Il pilota ridusse la potenza dei motori, poi la coda dell’aereo iniziò ad abbassarsi e a perdere quota fuori controllo. La coda si schiantò contro la superficie dell’acqua, seguita dopo un istante dalla prua, la quale sbatté violentemente e ruppe la parte anteriore dello scafo. Il Transaereo dovette essere trainato a riva dal punto, in mezzo al lago, in cui era precipitato. Nel corso del tragitto il velivolo subì ulteriori danni; il costo della riparazione dell’aereo, sarebbe stato circa un terzo di quello che era stato quello per la costruzione del prototipo, ma le risorse dell’azienda erano insufficienti. La maggior parte della struttura semidistrutta del relitto andò perduta dopo che il progetto del Transaereo venne abbandonato. Tuttavia, grazie alla sensibilità storica della famiglia Caproni, alcuni frammenti sopravvissero: i due galleggianti laterali, la sezione frontale del galleggiante-scafo centrale, un pannello di comunicazione tra i piloti e i motoristi e uno degli otto motori Liberty si salvarono. Si trovano nel museo, presso Trento, e sono esposti nel salone espositivo principale.

 

(marzo 2013)

 

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