DATI TECNICI
Le sue dimensioni sono: lunghezza metri 68,95, larghezza metri 10,09, immersione metri 4,90.
Dislocamento t. 1.341.
Come detto, le vele sono di tre tipi:
- quadre sul trinchetto;
- auriche sugli alberi di mezzana e maestra;
- fiocchi sul bompresso.
La superficie velica è di circa 1.070 mq.
L'albero di trinchetto è alto metri 35, quello di maestra metri 34,5 e quello di mezzana è di metri 30 e sono tutti di acciaio.
Lo scafo è in acciaio chiodato.
Ha un motore ausiliario diesel da 450 hp.
La velocità che può raggiungere è di 10 nodi.
Sotto il ponte di coperta sono situati i locali di vita, le cale, la cambusa, le segreterie, l'officina, la sala apparato motore principale e ausiliari, le celle frigorifere e gli alloggi degli Ufficiali.
A prora è situato il castello ed a poppa il cassero con la plancia comando.
Gli alloggi, la cucina, il forno, i locali di vita degli Ufficiali e dei Sottufficiali sono all'interno del cassero.
L'equipaggio è formato da 48 marinai fissi (4 Ufficiali e 44 Sottufficiali) a cui si aggiungono 90 cadetti.
Palinuro - la storia ed alcuni dati tecnici
Il Palinuro a Venezia (settembre 2007).
Il nome assunto da questa Unità è quello di un personaggio dell'Eneide: Palinuro. Questa che segue è, in breve, la sua storia.
Enea conosceva bene ed aveva fiducia in Palinuro. Decise di affidargli pertanto l'incarico di timoniere sulla sua nave, perchè era sicuro che questi non avrebbe mai tradito il suo popolo ed inoltre era molto esperto in campo marinaresco.
Nettuno, il dio del Mare, avrebbe inoltre assicurato loro una buona navigazione, ma l'avrebbe fatto solo in cambio del sacrificio di uno dei Troiani.
Durante la navigazione, Morfeo (dio del Sonno), mandato da Nettuno, cercò più volte di impossessarsi del timone della nave di Enea, mentre l'equipaggio stava dormendo. Alla fine ci riuscì bagnando di rugiada soporifera le tempie di Palinuro. Questi dovette cedere, si addormentò e venne gettato in mare.
Enea al risveglio, si mise subito al timone, rimasto incustodito, e riuscì a condurre in porto l'intera flotta sana e salva. Questo avvenne anche grazie a Nettuno, che permise loro di superare incolumi il viaggio, e soprattutto il punto critico, gli scogli delle Sirene (temuti anche da Ulisse nell'Odissea), dato che c'era stato il sacrificio di un Troiano: il "nostro" Palinuro.
Quando Enea incontrò tra le anime quella di Palinuro chiese spiegazioni su quell'evento che salvò i Troiani, ma costò il suo sacrificio.
Palinuro spiegò che, una volta caduto in mare, si era aggrappato al timone di cui era custode, perchè preoccupato delle sorti della nave di Enea mancante di nocchiere. Per tre notti di tempesta restò in balia delle onde, finché alla quarta vide finalmente apparire la terra. Quando però stava per toccare con le mani le rocce sporgenti, un popolo crudele lo assalì, senza dargli modo di difendersi. Ora, però, il suo corpo giaceva insepolto, e chiese ad Enea di seppellirlo, o di aiutarlo trasportandolo sulla livida palude, più tranquilla, così da poter "almeno in morte riposare".
La Sibilla intervenne e stabilì che le genti che lo avevano ucciso erigessero una tomba sulla quale avrebbero fatto dei sacrifici in suo nome.
Questo luogo oggi si chiama Capo Palinuro.
La polena raffigurante
il nocchiere Palinuro.
La nave scuola Palinuro è un veliero che la Marina Militare Italiana utilizza come nave scuola per gli Allievi Sottufficiali Nocchieri, Nocchieri di Porto, Meccanici e Motoristi Navali. Le Scuole frequentate dagli Allievi sono quelle di Venezia, Porto Ferraio, La Maddalena e Taranto.
Il nocchiere è il marinaio che governa la nave. Sono nocchieri il timoniere, il capo timoniere e tutti coloro che si occupano delle operazioni in coperta e fuori bordo (ormeggio, disormeggio, rifornimento, manutenzione e pulizia). Sulle navi a vela costituiscono una buona parte dell'equipaggio, infatti oltre ai lavori esterni previsti normalmente su tutte le navi, si aggiungono, su questa tipologia di imbarcazione, anche quelli agli alberi.
Il Palinuro è una nave goletta. Ha tre alberi più il bompresso. L'albero di trinchetto ha le vele quadre. Gli alberi di mezzana e maestra invece sono armati con vele auriche. Il bompresso ha i fiocchi.
La nave fu varata nel 1934 in Francia, nei Cantieri Navali di Nantes. Il suo primo nome fu Commandant Louis Richard. Era utilizzata come nave da trasporto e da pesca (in particolare del merluzzo nella zona dei Banchi di Terranova) da una società privata francese. Era armata con tre alberi a vele auriche ed era dotata di un motore diesel di 375 hp.
Venne acquistata dalla Marina Militare Italiana nel 1950, dopo la perdita della nave scuola Cristoforo Colombo, ceduta alla Russia in conto danni di guerra.
Grazie alle cure dell'Arsenale di La Spezia sono stati apportati i lavori necessari per trasformarla in nave scuola. Il 16 luglio 1955 entrò finalmente in servizio. Ha effettuato 34 Campagne Addestrative (nel 2005) soprattutto nel Mediterraneo, ma anche nel Nord Europa.
Il suo motto è FAVENTIBUS VENTIS.
Acqua alta a Venezia e
il Palinuro in lontananza.
A bordo la pazienza.
Ma per tornare a noi, ed alla nave scuola Palinuro, devi sapere che a settembre 2007 si trovava a Venezia.
Era ormeggiata in questa città, perchè era una delle tappe della mostra itinerante "Un mare di archivi". Conseguentemente non potevo certo farmi scappare questa occasione di visita.
Per la cronaca la mostra era intitolata "L'onda lunga verso la Costituzione". I documenti esposti provenivano dall'Archivio Centrale dello Stato ed erano riferiti alla nascita della Costituzione Italiana.
Con Rita, una mia amica, e Francesco, suo figlio, mi sono recata in questa bellissima città con lo scopo principale di salire a bordo del Palinuro (c'ero salita in fretta solo una volta a Genova nel 2000). Ovviamente già che facevamo il viaggio volevamo vedere la mostra, ed infine visitare un po' la città che in questo periodo dell'anno vale ancora di più la pena di vedere.
La giornata non si presentava al meglio, il giorno precedente aveva piovuto molto in tutto il Trentino ed anche nel Veneto, e quella mattina c'era ancora una leggera pioggia. Ma non ci siamo certo fatti spaventare da due gocce d'acqua e siamo partiti ugualmente. La scelta è stata azzeccata, perchè, al nostro arrivo, ci aspettava un sole splendente e molto caldo nonostante fosse la fine di settembre. Solo nel pomeriggio, lo vedrai anche dalle foto, il cielo si è annuvolato ed ha fatto un piccolo acquazzone, ma ... proprio quando eravamo a bordo, e quindi al riparo!
Memore di una precedente esperienza (settembre 2006 con il Vespucci), ci siamo recati subito alla nave, per vederla e soprattutto per assicurarci che fosse visitabile, ed anche, non lo nascondo, per capire quanta fila avremmo dovuto fare per salire.
Ma una fila inaspettata l'abbiamo dovuta fare subito in Piazza San Marco.
Devi sapere che a Venezia a volte si manifesta il fenomeno dell'acqua alta. Quando questo succede c'è l'acqua del mare che invade e ricopre l'intera famosa piazza. Si può procedere camminando sulle passerelle appositamente predisposte, oppure ... andando scalzi in mezzo all'acqua. Vista la quantità di piccioni, che di solito frequentano la piazza, è consigliabile utilizzare le passerelle!
Era la prima volta che vedevo dal vivo questo evento. La cosa curiosa e simpatica è che, dato che queste passerelle sono larghe tanto quanto due persone affiancate, e su ognuna ci si cammina in entrambi i sensi di marcia, si va pertanto solo in fila per uno, ci sono i vigili urbani che con i loro fischietti regolano il traffico ... pedonale!
Il Palinuro, nel contesto di Venezia, faceva la sua bella figura. Con i suoi alti alberi, i pennoni, tutte quelle cime, le vele imbrogliate, la sua polena d'oro e i colori bianco e nero dello scafo è proprio un bel veliero.
Non siamo saliti subito a bordo, abbiamo lasciato questa visita per il pomeriggio. Nel frattempo siamo andati a vedere le mura e l'entrata del bellissimo Arsenale Militare Marittimo, che risale al 1104, e ci siamo un po' guardati intorno in questa bella città di mare.
Così, tra le altre cose, abbiamo visto come si è dovuta organizzare una nota ditta privata di consegna pacchi, che nelle altre città utilizza i furgoni, ma qui si è dovuta attrezzare fornendosi di una barca, che quindi riporta sui fianchi la sua insegna. Il paragone con i noti furgoni è stato automatico e mi ha fatto sorridere.
Nel pomeriggio eravamo tra i primi a salire sul Palinuro. Anche se devo dire che in realtà non c'era molta gente.
La mostra è stata interessante, ma io ho dedicato la maggior parte del tempo allo "studio" della nave. Questo era il mio desiderio, volevo vedere come era questo veliero.
La prima cosa che mi ha colpito è il fatto che il pavimento non è di legno, mentre lo sono le due scale che conducono al cassero. In fondo ad una di queste c'era un tappeto fatto con l'intreccio paziente di cime, proprio un bel lavoro.
Gli alberi non abbiamo potuti ammirarli perchè, visto il tempo, era stato sistemato il gran sceicco, pertanto per nostra fortuna tutta la nave era al riparo dalla pioggia. Ho potuto però apprezzare quello che c'è alla base di ogni albero: la pazienza con tutte le sue cime ben raccolte e lo striscione riportante il disegno e il nome della nave che le abbraccia.
Ci siamo praticamente diretti subito sul cassero perchè, viste le dimensioni ridotte del Palinuro, appena a bordo non c'era molto da vedere, ed inoltre la maggior parte della mostra si trovava lì.
Sul ponte del Palinuro.
Verso il cassero
a bordo del Palinuro.
Sono subito andata a vedere il timone, la sedia del Comandante, la bussola; praticamente il posto di comando! Ho potuto notare che sul timone è ancora riportato il nome originale del peschereccio. Nella stessa sala era appesa anche la preghiera del marinaio.
Ovviamente questa è la versione attuale della preghiera, se invece vuoi, puoi leggere quella originale, quella che veniva recitata sulle navi della Regia Marina.
Ho potuto anche notare che oltre alle belle vele bianche ben imbrogliate sui pennoni (che avevo visto da terra), anche a bordo regna l'ordine. Tutti gli ottoni sono lucidi (come è buona regola) e le cime sono ben ordinate. Peccato non aver potuto accedere a prora, ma ho dato una breve occhiata, oltre il telo che ci separava, scostata leggermente da un marinaio che passava. Sono rimasta un po' delusa della prora, per quel poco che ho visto, perchè lo spazio è proprio ridotto, il bompresso è poco distante, e per accedervi c'è una scala piccola e di metallo.
Nonostante queste mie ultime considerazioni, il Palinuro è una bella nave.
Come avrai notato purtroppo mi sono lasciata trasportare dai pensieri e, avendo sempre in mente la nave dei miei sogni (il Vespucci), che conosco meglio, mi veniva spontaneo fare il confronto tra i due velieri. Questo sicuramente é stato un errore, perché, ripensandoci, posso tranquillamente dire che la prova è brillantemente superata, anche se non ci sono paragoni! La Regina dei Mari rimane sempre, per me, la più bella ed affascinante.
Ti invito ad andare a vedere le foto che ho fatto da terra ed a bordo, così ti potrai rendere conto di quanto sia un bel veliero.
galleria delle foto fatte a bordo
Essendo una nave a vela ha molte cose simili all'altra nave scuola, il Vespucci.
Ti invito pertanto a visitare le pagine che ti segnalo qui sotto, che ho già creato per il Vespucci o nell'altro mio sito web, per conoscere meglio anche il Palinuro.